Dal Bovimac – Latte, le coop e la redditività

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Ritiro del prodotto anche nei momenti più complicati. Continuità e stabilità nella collocazione del prodotto. Prezzo del latte più alto rispetto a quello del mercato. Questi alcuni dei vantaggi riscontrati dai soci delle principali cooperative del mondo lattiero caseario italiano. Dalla tavola rotonda organizzata dall’Informatore Zootecnico alla Millenaria di Gonzaga le parole dei presidenti

Oltre alla continuità e alla stabilità nella collocazione del prodotto, anche la redditività è uno dei vantaggi su cui possono contare allevatori e agricoltori che aderiscono a una cooperativa. Molte cooperative nel 2016 sono riuscite a liquidare uno o più centesimi in più rispetto al prezzo del latte di mercato.

A testimoniarlo sono stati alcuni dei principali cooperatori del mondo lattiero caseario italiano, i quali hanno preso parte alla tavola rotonda dal titolo “Perché l’appartenenza a una cooperativa sta difendendo la redditività del produttore di latte” organizzata dalla nostra rivista, Informatore Zootecnico, alla Fiera Millenaria di Gonzaga il 20 gennaio scorso.

I rappresentanti della cooperazione intervenuti all’incontro sono i presidenti di Bonlatte, Consorzio Granterre, Latteria Soresina, Scaligera Latte, Latterie Virgilio e Latteria Vicentine. Ma vediamo come si sono espressi i singoli cooperatori sulla questione della redditività del latte per i propri soci.

Bonlatte

Per pagare il prodotto ai propri soci, Bonlatte, cooperativa agricola nata nel 2010 con 250 ettari di terreno in proprietà e 100 ettari in affitto a Castelfranco Emilia (Mo), si basa sull’analisi qualitativa dei foraggi e dei cereali conferiti. La cooperativa conta anche due allevamenti con 1.300 capi in produzione e 2.900 capi totali e un caseificio che trasforma i 136mila q di latte in Parmigiano Reggiano. Il caseificio produce 80 forme al giorno che vengono conferite al Consorzio Granterre (che a sua volta controlla il 100% del marchio Parmareggio). Del progetto aziendale fanno parte 14 soci, che con 1.000 ettari forniscono il foraggio (90mila q) e i cereali (20mila q) per l’alimentazione del bestiame.

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Zaccaria Albizzo, presidente di Bonlatte.

Zaccaria Albizzo, presidente di Bonlatte, ha riferito come la cooperativa paghi questo prodotto ai propri soci: «Ci basiamo sull’analisi qualitativa dei foraggi e dei cereali conferiti. Per il foraggio le analisi vengono svolte su proteine, NDF, ADL, ceneri e digeribilità NDF. Per il cereale invece consideriamo peso specifico, proteine e impurità. Una volta chiuso il bilancio, il prezzo del foraggio non è quello di mercato, ma viene applicato un coefficiente dello 0,24 che, moltiplicato per il risultato del caseificio, ci fornisce il prezzo del foraggio. Vale a dire, se dal caseificio il risultato è di 50 euro/q, il prezzo del foraggio è di 12 euro/q. Questo fa sì che il prezzo del foraggio sia strettamente legato al prezzo del formaggio, che è anche il prodotto che noi conferiamo a Granterre».

Ma quali sono i vantaggi di un produttore nell’appartenere a un gruppo cooperativo e, nel caso di Bonlatte, che soddisfazione può ricevere questi dall’appartenere a un gruppo come Granterre-Parmareggio?

Ha risposto Zaccaria: «Anzitutto, i soci di Bonlatte trovano continuità e stabilità nella collocazione del prodotto. Se i nostri 14 soci dovessero produrre allo scopo di vendere il prodotto sul mercato, non troverebbero le condizioni per continuare la propria attività. Le stesse condizioni le troviamo nel conferire il Parmigiano al gruppo Granterre. Queste condizioni sono continuità, stabilità, determinazione del prezzo da parte di una commissione per ogni lotto, partecipazione alla gestione quindi alla suddivisione degli utili nel caso il bilancio lo permetta».

Ha concluso Albizzo: «Siamo una cooperativa nata da sette anni quindi molto giovane. Credo che per noi l’obiettivo più importante dei prossimi anni sia quello di cercare di ammortizzare le forti flessioni del prezzo di mercato del Parmigiano, mettendo fieno in cascina quando il bilancio lo permette, per usarlo poi negli anni difficili. Se riusciremo a fare questo, avremo centrato l’obiettivo di dare continuità alla nostra azienda».

Granterre

Il Consorzio Granterre prosegue il lavoro di trasformazione di Bonlatte, che rappresenta uno dei 12 soci principali della cooperativa, i quali a loro volta, hanno più centri di trasformazione. L’azienda raccoglie i tre prodotti tipici forniti da questi soci: panna, siero e formaggio Parmigiano Reggiano. Per Granterre, la redditività di una cooperativa è positiva se si garantisce ai soci un ristorno del processo di produzione e trasformazione.

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Ivano Chezzi, presidente di Consorzio Granterre.

Nel 2016, tra forme prodotte e acquistate, il patrimonio produttivo della cooperativa è stato di oltre 500mila forme di formaggio. Il 99% di questo è Parmigiano Reggiano, per un giro d’affari di oltre 330 milioni di euro attraverso la società per azioni di Parmareggio.

«Abbiamo optato – ha spiegato Ivano Chezzi, presidente del Consorzio Granterre – per il deposito di un marchio nostro e per il controllo di tutta la filiera dalla produzione dei foraggi fino al consumatore finale. Quello che esce dalla nostra azienda è un prodotto nobile (il Parmigiano Reggiano, appunto) che per l’80% non avviene per forme intere ma con processi di trasformazione e commercializzazione. Circa 6-8 milioni di euro del nostro fatturato vengono spesi per la promozione pubblicitaria, per lo più quella televisiva che ha come protagonista il topo di Parmareggio».

Le aziende che conferiscono il loro prodotto a Granterre, tra latte e formaggio, sono circa 600. Ma quanti di questi produttori riescono a ottenere vantaggi per il fatto di appartenere a una cooperativa dal punto di vista del reddito?

Ha risposto Chezzi: «Come si può immaginare, il nostro è il lavoro più difficile, perché consiste nel remunerare il più possibile la materia prima (latte o foraggio che sia). Vale a dire che scomponiamo l’attività ovvero prendiamo in carico il prodotto a un anno d’età (ad es. il formaggio), fissiamo un prezzo di acconto che in qualche maniera cerchi di rispettare il valore di mercato (più o meno lo stesso che verrebbe fissato se cedesse il prodotto a un cliente privato). A quel punto la redditività di una cooperativa è positiva se a questo prezzo di acconto segue un ristorno di tutto il processo di produzione e trasformazione. La nostra missione è proprio questa, che negli ultimi anni possiamo dire di riuscire a soddisfare appieno. Lo testimonia anche il numero in crescita dei soci, che a loro volta negli ultimi cinque anni hanno quasi raddoppiato la loro produzione».

Latteria Soresina

Latteria Soresina, cooperativa con 117 anni di storia, in questi anni ha pagato mediamente ai propri soci tra il 10% e il 12% in più del prezzo di mercato del latte.

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Tiziano Fusar Poli, presidente di Latteria Soresina.

Il risultato viene anche da una strategia di riorganizzazione e di ripensamento dei valori iniziata 15 anni fa e ispirata al concetto per cui “la persona è al centro”.

Come spiega il presidente di Latteria Soresina, Tiziano Fusar Poli, che è anche presidente di Confcooperative Cremona: «quando entrai in cda, due decenni fa, trovai un’azienda in stasi, con investimenti fermi, ma che già stava impostando una nuova cultura aziendale. Fu allora che la cooperativa riorganizzò la squadra e ridefinì i valori di base. L’idea era uscire dalla logica della produzione per altri, dei prodotti indifferenziati e dei semilavorati, per i quali il prezzo è l’unica leva di marketing. Il nuovo obiettivo fu quello di rivolgersi velocemente al mercato finale (consumatori-clienti) col prodotto finito, puntando su referenze con forte componente di servizio, costruendo una marca forte, investendo in comunicazione, puntando sull’alta qualità, sull’affidabilità e su prodotti etici ovvero realizzati nel rispetto delle regole, delle persone, degli animali e dell’ambiente».

Il risultato fu il passaggio, nel giro di 15 anni, da una produzione di 1 milione di q di latte agli attuali 4,5 milioni (il 10% del latte della Lombardia che detiene il 40% del latte nazionale) conferiti esclusivamente dai 270 soci della coop.

«Altri risultati – ha precisato Fusar Poli – sono consistiti nel diventare primi produttori di Grana Padano con il 10% della produzione, nell’avere in gamma oltre 300 referenze con 4.500 etichette, nell’aumentare l’export (in oltre 60 paesi) da 10 milioni di euro agli attuali 65, nel portare il giro d’affari da 100 milioni di euro ai 334 di oggi. I dipendenti, da 250, sono oggi 550, oltre a circa 200 collaboratori commerciali. Oggi il marchio Latteria Soresina ha un grande valore e una notorietà molto alta. La crescita è avvenuta sia in senso verticale che orizzontale attraverso fusioni con altre 4 cooperative e 2 acquisizioni».

Economia cooperativa: 30 mld di euro di valore aggiunto

Fusar Poli ha poi riportato alcuni dati con cui ha voluto mettere in luce lo stato di salute positivo dell’economia cooperativa. «In base a uno studio recentissimo svolto da Euricse – ha ribadito il presidente di Latteria Soresina – sappiamo che nel 2014 l’economia cooperativa (per un totale di 50mila cooperative) ha generato oltre 30 miliardi di euro di valore aggiunto, pari al 2,1% del totale nazionale e al 2,7% del valore aggiunto generato dal settore privato italiano. Nella cooperazione lavorano circa un milione di persone full time. Dal 2007-8 al 2014 ovvero negli anni più neri dell’economica mondiale e nazionale, l’occupazione all’interno della cooperazione è aumentata del 6,1%».

«Se andiamo ad analizzare inoltre – ha aggiunto Fusar Poli – quanto le cooperative lattiero casearie hanno pagato mediamente in più il latte ai propri soci rispetto all’industria, vediamo come questo valore negli ultimi 10 anni si aggiri dal 7% al 9%. Se poi vogliamo spaccare il dato e riferirci alle cooperative che producono Grana Padano, negli ultimi sei anni queste hanno pagato mediamente il latte il 20% in più rispetto al suo prezzo di mercato. Questo a mio avviso accade per due motivi. Primo, nella cooperativa conta chi sei e non quanto hai, per cui una testa corrisponde a un voto, a prescindere dal valore del conferimento e dal capitale apportato. Secondo, tutti gli attori della cooperativa e quindi della filiera sono coinvolti nel processo dell’azienda e nel suo progetto: dalla coltivazione all’allevamento, alla trasformazione, alla commercializzazione fino al mercato finale del consumatore del mondo, per cooperative che hanno strutture adeguate».

Scaligera Latte

Scaligera Latte, cooperativa con una produzione di 800 q di latte di cui 700 certificati Grana Padano, e 15 soci. Il latte viene venduto a chi lo paga nel modo più conveniente in quel momento.

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Carlo Ferrarese, presidente di Scaligera Latte

Come spiega Carlo Ferrarese, presidente di Scaligera Latte: «si tratta di una cooperativa di piccole dimensioni, nata dalla volontà di stare insieme, dove i soci collaborano con un rapporto diretto. Il cda è composto da 7 persone e raramente apriamo un consiglio senza che vi partecipino tutti e 15 i soci».

Se nel corso degli anni i risultati sono stati buoni, nel 2016 si è assistito a un andamento contrario, anche a causa del momento storico ovvero quello del dopo quote. «Il valore del latte medio nel 2016 ottenuto dai soci – ha riferito Ferrarese – è stato pari a 34 centesimi di euro/litro latte. Si tratta del valore di commercializzazione riconosciuto dalle cooperative di raccolta e non lontano dal prezzo riconosciuto da tante industrie».

Ha poi proseguito: «La nostra coop è nata da una scissione laboriosa con una vecchia cooperativa per cui abbiamo fatto uno statuto che prevede la possibilità di entrare e uscire a piacimento. Quest’anno abbiamo perso 200 q di latte, visti i risultati non lusinghieri, ma del resto l’anno scorso ne abbiamo guadagnati 300 q. Tutto questo per sottolineare come la velocità con cui si muove la nostra base sociale è molto elevata. Oggi abbiamo un ristorno di cui possiamo dirci soddisfatti».

Alla domanda se un’azienda come Scaligera Latte fornisce risultati migliori a livello di redditività per il fatto di essere una cooperativa, il presidente ha fornito una risposta dubbia. «Le cooperative del latte possono essere di due tipi: da un lato, in forma di caseificio che lavora il latte e vende Grana Padano, Parmigiano Reggiano e prodotti finiti in genere e, dall’altro, in forma di cooperative di raccolta. Queste ultime sono state fondamentali nel recente passato e hanno avuto successo. Ma oggi, con gli sbalzi di mercato a cui ahimè ormai siamo abituati dalla fine delle quote, c’è da chiedersi se tali cooperative, che raccolgono dai 1.000 ai 2.000 q di latte al giorno, non siano da ripensare nella loro organizzazione. Nell’ultimo anno i primi hanno remunerato il latte alle industrie a 38 e anche oltre i 40 cent/litro, i secondi a 33-35 cent/litro. Il rischio è che tutto questo latte in cisterna venga poi trasformato, nei momenti di difficoltà, in latte spot dalla violenta dinamica di mercato. Per questo ritengo che, nel contesto odierno, dobbiamo rivedere l’organizzazione del sistema delle cooperative di raccolta».

Latterie Virgilio

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Paolo Carra, presidente di Consorzio Latterie Virgilio.

Consorzio Latterie Virgilio, cooperativa di secondo grado, si caratterizza per avere al proprio interno una pluralità di produttori sia di Grana Padano che di Parmigiano Reggiano. Delle 530mila forme prodotte all’anno, il 70% circa sono di Grana Padano e il restante 30% di Parmigiano Reggiano.

«All’epoca della fondazione – spiega il presidente di Consorzio Latterie Virgilio, Paolo Carra -, i nostri caseifici associati erano 27 piccole realtà della campagna mantovana. Oggi possiamo contare su oltre 50 aziende che conferiscono con più di 2mila allevatori e cooperano alla produzione, al confezionamento e alla commercializzazione dei prodotti a marchio Virgilio. I prodotti sono latte, panna Uht, burro, besciamella, mascarpone e le due dop.

Quali vantaggi

«I vantaggi di un allevatore socio di una cooperativa – ha riferito Carra – consistono nell’avere qualcuno che s’impegna a ritirare sempre il prodotto, anche nei momenti più complicati del mercato».

E ha puntualizzato: «Nonostante il periodo di prezzo basso del latte noi cooperative non abbiamo subito grandi abbandoni da parte dei soci. Gli anni 2015 e 2016 sono stati anni soddisfacenti a livello di produzione del latte e ai nostri soci siamo riusciti a liquidare qualcosa in più rispetto al prezzo del latte di mercato».

Latterie Vicentine

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Alessandro Mocellin, presidente di Latterie Vicentine.

L’obiettivo per il 2016 di Latterie Vicentine, società cooperativa di produzione e distribuzione di latte e suoi derivati, in attesa del bilancio, è quello di pagare ai propri soci 1 centesimo in più di quello che ha pagato il mercato. Nate nel 2001 dalla fusione di due realtà storiche della provincia di Vicenza, Alvi Bassano e Schio Latte, che a loro volta avevano raccolto l’eredità di diverse piccole cooperative locali di produzione di latte crudo di montagna, collina e pianura, Latterie Vicentine ha avuto l’idea di fondere due cooperative paritetiche per evitare una concorrenza diretta tra produttori.

La cooperativa produce in media 3.400 q di latte lavorato al giorno (per la quasi totalità vicentino) e conta circa 430 soci, la maggior parte dalla provincia di Vicenza e in parte da Padova. Il giro d’affari nel 2015 si è attestato sui 65,5 milioni di euro. Il core business è l’Asiago in tutte le sue tipologie, ma la cooperativa destina molti dei litri di latte raccolti alla produzione di Grana Padano, secondo solo all’Asiago.

Nel dettaglio, la produzione annuale consiste in 460mila forme di Asiago fresco, 61mila forme di Asiago stagionato e 72.500 forme di Grana Padano. I litri di latte fresco di alta qualità distribuiti ogni anno alle famiglie vicentine sono circa 12 milioni. A queste produzioni si aggiungono anche produzioni minori.

Il motore della cooperativa: i 400 soci

Come ha riferito Alessandro Mocellin, presidente di Latterie Vicentine: «Il motore della cooperativa sono le persone ovvero i 400 soci che producono latte esclusivamente per la cooperativa e lo consegnano ogni giorno agli stabilimenti produttivi. Tutti i soci sono preziosi e ugualmente importanti: ci sono aziende agricole molto grandi, che portano centinaia di quintali di latte al giorno, così come aziende piccolissime, che ne forniscono invece alcune decine di litri». La distribuzione delle aziende agricole è ampia: si va dalla pianura all’alta montagna. Da quattro anni la cooperativa lavora esclusivamente il latte che proviene dai propri soci. «É un valore aggiunto che fa la differenza», sottolinea Mocellin. «Uno dei plus di Latterie Vicentine è quello di essere associata all’azienda Agriform, cooperativa di secondo grado che nel 2016 avrà un volume d’affari di circa 150 milioni di euro di fatturato. Per la prima volta il giro d’affari estero supererà quello italiano».

Il quesito se un socio di cooperativa ottiene una maggiore redditività, Mocellin preferisce porla ai soci direttamente. «In ogni caso – ha precisato – noi prendiamo a riferimento il prezzo del latte in Lombardia: questo è il nostro obiettivo e superarlo significa aver assolto al nostro compito di cooperativa».

Sul valore del socio, Mocellin è stato chiaro: «Il socio deve essere il caposaldo di una cooperativa. Perciò nel nostro statuto abbiamo stabilito che, se questi vuole lasciare la cooperativa, può farlo nel giro di 5 mesi. Non abbiamo bisogno di vincoli e il socio non deve sentirsi in prigione».

 

Leggi l’articolo su Informatore Zootecnico n. 3/2017

L’edicola di Informatore Zootecnico

Dal Bovimac – Latte, le coop e la redditività - Ultima modifica: 2017-02-15T16:45:34+01:00 da Barbara Gamberini

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